Giovanni Leonardo Tufarello

Frontespizio del Trattato sulla sagnia
Frontespizio del Trattato sull'antrace
frontespizio Vita di Frate Bernardo da Rogliano
frontespizio Monomachia

Fra gli autori moranesi, un posto importante occupa Giovanni Leonardo Tufarello, per ragioni molteplici: è cronologicamente il primo autore nato e vissuto a Morano di cui si abbiano notizie certe; medico stimatissimo e erudito scrisse opere di svariato argomento; fu il primo a occuparsi più ampiamente di storia patria. Le scarne informazioni biografiche si ricavano per la maggior parte dai suoi scritti, quattro i volumi pubblicati, diversi i manoscritti di cui si è persa traccia.

Giovanni Leonardo nacque da Antonio Tufarello, di famiglia distinta, intorno al 1560. Nel 1578 intraprese gli studi di Medicina in Napoli, allievo dell’illustre anatomista calabrese Giulio Jasolino, e si laureò nel 1582. Rientrò successivamente a Morano e qui esercitò la professione medica guadagnandosi alta reputazione anche nei paesi del circondario dove spesso era chiamato per consulti.

Alla sua attività è legato il primo scritto dato alle stampe nel 1599, un manuale sul salasso, che si apre con un omaggio al paese natio in un’ampia digressione dedicata a Morano e alla sua storia:

scorgendo io, Patria mia, il gran debito che ti deggio. et il particolar obbligo, che ti tengo, sono sempre andato cercando con varii modi, e mezzi di renderti se non allo intutto, almeno in parte qualche sodisfattione, e dimostrarti il sviscerato amore, che ti porto; che però dalla mia adolescenza, mentre nella gentil Città di Napoli con non pochi sudori m’affaticavo ne gli studi, nelle tue occorrenze sempre mi ti dimostrasti prontissimo come tuo caro figlio a servirti, non isparagnando fatica veruna, né curando di qualsivoglia disaggio. Come anche dopo ritornato alle mie native stanze, oltre l’altre mie occupationi, son andato tuttavia cercando oprarmi di persona per farti cosa grata; il che ben hai potuto conoscere di giorno in giorno dagli vivi effetti. Et a tal fine hoggi ancora vengo da te, e con nuovo mezzo ti fò palese l’interno mio animo, mentre cortesemente vengo ad offrirti un piccol frutto delle mie fatiche.

Questa sezione della Sagnia fu ritrascritta dal Severini che la pubblicò, con un prezioso apparato di note, nel 1901, presso la sua Tipografia del Sibari col titolo di Gio: Leonardo Tufarello e le antichità di Morano – una riedizione, a cura dell’Amministrazione Comunale, si è avuta nel 2000 (una nuova trascrizione può essere scaricata da qui).

Guardando alla letteratura medica dei secoli precedenti e fondandosi sulla lunghissima esperienza sul campo, diciannove anni dopo il Tufarello pubblicò un trattato sul carbonchio, opera di maggiore spessore e più tecnica rispetto alla prima, questa volta in latino. In essa, seppure ancora appaiano caratteri tipici delle convinzioni e del pensiero medievale, nondimeno viene a delinearsi per altri versi, come osserva Francesco Rusciani (Un trattato ed una priorità di Leonardo Tufarello sull’antrace, in “Pagine di Storia della Medicina”, anno VI, n. 2, marzo-aprile 1962), una presa di distanza dalla tradizione e un metodo che si fonda su un’osservazione attenta e indipendente, per un’opera che rappresenta l’unica trattazione seicentesca italiana sul carbonchio e che anticipa conclusioni cui si giungerà oltre un secolo dopo nella medicina d’Oltralpe.

Gli scritti medici sono intervallati da un’opera dedicata a frate Bernardo Milizia, fondatore del Monastero di Colloreto. Il Tufarello fu anche uomo di fede profonda; dal marzo 1588 ricoprì il ruolo di procuratore nel monastero di S. Bernardino e successivamente indossò l’abito di Chierico. Fu vicino ai monaci colloretani e in stretti rapporti con frate Bernardo, suo padre spirituale: fu presente alla sua morte e ne scrisse nel 1610 la biografia, pubblicata in Cosenza pei tipi di Andrea Riccio.

L’ultima opera che vide la stampa, la Monomachia, si discosta da quelle precedenti rappresentando un divertissement, un dialogo arguto fra un dotto uomo di giurisprudenza (Scipione de Feulo) e un medico (il Tufarello stesso) sostenitori ciascuno della preminenza della propria disciplina rispetto a quella dell’interlocutore. In essa il Tufarello annunciava, come notava il Severini, altre operette a stampa: la morte, avvenuta il 12 dicembre 1623, non gli consentì di attuare i suoi propositi.

Poco prima di spegnersi egli dettò a un notaio il proprio testamento. Si riporta la trascrizione della copia custodita dai frati colloretani, e in seguito confluita all’Archivio di Stato di Napoli, a cura di Lorenzo Carmine Curti che gentilmente l'ha condivisa con noi.

[c. 1r] Considerando io chierico Giovanni Leonardo Tufarello lo stato e vita dell’uomo essere fragile et caduco et la morte essere certissima et l’hora di quella incertissima, volendo perciò procedere alla salute dell’anima mia et disponere delle cose mie ho voluto fare lo presente ultimo testamento in scriptis clauso et sigillato, scritto per mano di noi notario Gregorio Micello in presentia mia, et c’era anco sotto scritta la mia propria mano, lo quale voglio che vaglia per raggione di testamento in scriptis et non valendo per detta raggione vaglia per codicillo o di donatione [lac.] per raggione o di qualsivoglia altra dispositione di ultima volontà o dispositione o di ogni altro mio testamento, codicillo o altra dispositione fatta per me insino al presente giorno, et prego prima d’ogni altra cosa nostro Signore Iesu Christo e la sua Santissima Madre et tutti li Santi del Cielo che si degnino condurre l’anima mia nella gloria del Paradiso, chiedendoli con ogni debita reverentia et perdono di tutti miei falli et peccati, et come fidelissimo christiano di […] et obediente di Santa Chiesa Cattolica et Romana.

Et sapendo che lo capo et principio di qualsivoglia testamento e l’institutione dell’he[lac.] senza la quale il testamento per lo iure censure si dice esser nullo, io presetto testatore [lac.] culare sopra tutti et qualsivogliano miei beni mobili et stabili, oro e argento iocali, crediti legati et nomi debitori della venerabile chiesa di Santo Pietro di questa terra mia parrocchia, dove sono ascritto et voglio che lo corpo mio sia sepolto con l’altri sacerdoti con pompe funerali convenienti a paro mio ad arbitrio rel regio arciprete di detta chiesa et di Ioanni Francesco Perrone et dottor D. Damiano Perrone miei carissimi parenti da li quali son securo non mi sarà mancato merito ho confidato et confido per le loro qualità. Excepto però e reservato all’infrascritti legati quali voglio che se adempiscano adunquem et si esequano con effetto et conforme mia volontà [lac.] per qualsivoglia causa o raggione perché così è la mia ultima volontà.

Et prima voglio et ordino che detta mia herede statim secuta mia m[…] habbia da fare inventario et notamento destino per mano di noi notario con l’intervento delli predetti D. Francesco et dottor Damiano Perrone di tutta la mia facoltà tanto mobile quanto stabile quali mobili si habbiano da vendere con l’intervento delli predetti per l’augumento dell’heredità et farsi censo securo acciò si possa complire et sodisfare alla mia voluntà et li stabili non s’habbiano da vendere, ma [c. 1v] affittarsi et di quello che ne pervenerà fare quello che da me si ordinerà et affrancandosi alcuna di miei censuari, voglio che subito si trovi l’altra compera di stabili o di censi securi, accio sempre imperpetuum sen’habbia […].

Item voglio et ordino che detta mia herede dell’entrante di detti miei beni stati secuta mia morte n’habbia da cominciare et fare una cappella seu oratorio in detta chiesa di S. Pietro et pro die habbia da comprare la casa di Giovanni Dominico Masso vicino la Petricella che si va al Castello quale cappella voglio che sia conforme quella del Sacro Monte della Pietà in contro a detta casa con la cima ornata d’oro dove sia depinta la Madonna di la Gratia al mezzo et alle [lac.] Santo Pietro e Santo Leonardo all’una et all’altra Santo Antonio […] come meglio parerà al detto arciprete […] cello e Damiano, et alla parte di detta cappella si faccia lo cancello di noce con la chiavatura, et detta mia herede l’habbia da destinare persona che la mano tene polita et in ordine, con stabilirli alcuna provisione conveniente, et si sarà buono lo cancello che fu fatto per la cappella delli Cappuccini si metta quello che è nello monastero di Santo Bernardo [lac.] gano tutti quelli quadri grandi che tengo in casa conforme l’ho tenuti io, et per maggior ornamento et detta mia herede ci habbia da impetrare l’altare privilegiato accio tanto più cresca la devotione da dopo fenita la cappella, voglio che detta mia herede [lac.] mi habbia da fare celebrare dal clero di mia chiesa tante messe ogn’anno in perpetuum quanto comportavano le dette entrate; et crescendo l’entrate cresceranno le messe per l’anima mia, di mio padre et madre et benefattori gravando la coscientia loro; et ogn’anno in perpetuum nello giorno che passerò da questa vita la messa cantata con l’esequio, et così nelli giorni della festività dell’immagini della cona di detta cappella, et mentre che non sarà fenita detta cappella si habbia da celebrare una messa letta il giorno nell’altare maggiore di detta chiesa, et voglio che per più recuperatione di detta cappella ci si tenga il pa[lac.] calice, messale et tutte cose necessarie al paramento sia di prezzo con l’arme mie come meglio parerà a detto arciprete e D. Ioanni et Damiano, et così ancora la messa cantata nel giorno di mia morte si habbia da celebrare nell’altare maggiore mentre non si farà detta quella ogn’anno.

Item voglio et ordino che del studio et libri se mi faccia notamento et inventario appartato per mano nostra, et non ci entri persona nessuna sol che le predetti arciprete, D. Ioanni et Damiano, et li libri et cose di medicina insieme con l’opere composte da me, quali sono da ligare si consignano [c. 2r] nella chiesa di S. Maria di Colloreto ben conservati da persona legittima di detta chiesa con pleggiaria che in caso che fra termine di dieci anni o più prima alcuno della famiglia Tufarella retta et di legittimo matrimonio venessi a dottorarsi in medicina se l’habbiano da donare detti libri con la provisione soprascritta che morendo detto dottore senza figli della medesima professione si habbiano da conservare sempre per li medici che saranno di detta famiglia et cusì sempre per li nati et nascituri lo soprascritto che se vi necessassero. Et circa l’opere miei che non sono legate le lascio iure legati a detta chiesa et monasterio di Santa Maria di Colloreto che li facci legare per venderli et di quelli che mi perciperanno li padri di quello siano [lac.] tante messe in perpetuum per l’anima mia. Et li libri di legge et altri che sonno in detto studio la tenghi però et non si movino da [lac.] et la chiave di detto studio la tenghi detto Ioanni Damiano sua vita durante et si possa servire di detti libri e dopo sua morte si conservino per uso e commodità di alcuno dottore della famiglia Tufarella più bisognoso con l’esclusiva detta di sopra perché così voglio et è la mia volontà.

Item voglio et ordino che D. Vittoria Tufarella mia soro, la quale per molti anni m’ha servito et portato lo peso di mia casa et famiglia non sia ammossa dalla casa dove al presente si ritrova, et li si lasciano tutte presente per sua commodità, zitella et garzone sua vita durante et li lascio iure legati annui docati trenta, vinti tummina di grano et cinque di ger..na et cinquanta pignate d’oglio, et tre salmi di musto et uno animale volendo tenere, et non volendo tenere garzone et animale detta mia herede ogn’anno l’habbia da provedere di legna che stia conforme la qualità sua, et è stata per lo passato, quali denari, grano et ger..na detta mia herede ci l’habbia da donare ogn’anno nel mese d’agosto acciò se vi possa valere come meglio li parerà, et l’altra a suo tempo delli quali robbe mobili, pannamenti et suppellettili la detta D. Vittoria non li possa ponere excepto che in causa di pia oblazione et prego detto IoanniFrancesco et Damiano che per amor mio si tenghino protetione et la favoriscano ad ogni occurrenza giache siamo in grado et son sicuro che per advenire non li mancheranno restando sola senza agiuto di nessuno.

Item lascio iure legati a detta D. Vittoria la vigna delli Ficarazzi che ne sia usu fruttuoria tantum sua durante et dopo sia di clerico Giovanni Paolo Maranghello nostro nepote stando però et portando obedientia [c. 2v] a detta D. Vittoria et parendosi da essa non li sia data cosa nessuna perché così è la mia volontà: si bene detta D. Vittoria non ne possa disporre eccetto come di sopra in causa di oblazione.

Item lascio iure legati pro una vice tantum all’hospitale di Bonfratelli pagamento di fabbrica docati 50 statim secuta mia morte.

Item voglio et ordine che alla mia zitella a tempo che si mariterà li sia donato conforme all’altre zitelle che ho maritate, e mentre non si mariterà volendo stare con D. Vittoria la prego che li sia raccomandata e tratti bona come per lo passato.

Item voglio che se D. Vittoria mia soro non volerà stare a Morano et volerà andare [lac.] altra casa mia non […] si possa portare tutte robbe, pannamenti et suppellettili per sua commodità acciò sia conforme la qualità sua sì bene detta mia herede quello [lac.] l’ho lasciato mi l’habbiano da assignare sopra l’entrate delle robbe che ho in detta terra detta Saracena, et non assignandoli subito a suo tempo si le possa esigere autoritate propria da quelle persone che terranno detti beni diverranno miei censuari li quali ex nunc pro tunc voglio che siano obligati per le cose predette a D. Vittoria espressamente circa preiudicium però [lac.] ragione generale contra della mia herede la quale possa variare [lac.] dalli detti beni della Saracena quanto dalli beni di detta [lac.] che così è la voluntà mia.

[lac.] notato ai miei libri voglio che non sia gravato nessuno sì bene da Giulio Grimaldo dopo fatto lo conto di mano nostra non ho havuto altro che una bestia sumerina perché non l’ho voluto travagliare per la carestia delle monete perciò lo raccomando a detta mia herede che lo voglia conservare.

Item voglio che detta mia chiesa herede ogn’anno dell’entrate delle robbe mie per 10 anni continui si possa spendere per la reparazione di essa chiesa docati cinquanta ed elapsi li dieci anni li detti docati cinquanta vadano per le messe da celebrarsi in detta mia cappella.

Item voglio che detta cappella si faccia alla banda della porta grande di Santo Pietro et [lac.] si compri la casa era di Ioanni Michele Rizzo et da mezo detta casa si farà la passata di andare ad altro verso lo piano dello castello perche così è la mia voluntà remittendomi sopra tutto et per tutto a quello parerà a detto arciprete e Ioanni Francesco et Damiano.

Quale testamento è stato scritto per mano di me notar Gregorio Micello in presentia per ordine et voluntà dello detto Dottor Giovanni Leonardo Tufarello lo quale si è tutto scritto di sua propria mano in presentia mia in Morano hoggi quattro di dicembre 1623 et era anco firmato di propria mano da Ioanni Marco l’Abbate arciprete di detta terra lo quale è intervenuto al presente a tutte le cose presente.

[omissis]

Opere a stampa:

1599 – TRATTATO DELLA SAGNIA DI GIO. LEONARDO TVFARELLO DI MORANO DI CALABRIA, MEDICO Nel quale si mostrano quante infirmita` per mezzo di quella si ponno sanare: Quanti mali nascono à chi caua sangue contra il douere …
IN COSENZA, : Appresso Luigi Castellano, M.D.IC.

1610 – VITA DEL PADRE FRÀ BERNARDO DA ROGLIANO, FONDATORE Della nouella Congregatione di Santa Maria di Colorito di Morano. DELLA PROVINTIA DI CALABRIA CITRA, Dell’Ordine Heremitico di Santo Agostino dell’Osseruanza. COMPOSTA PER IL DOTTOR MEDICO GIOAN Leonardo Tufarello da Morano
IN COSENZA : Per D. Andrea Riccio. L’Anno M.DC.X.

1618 – METHODVS Perutilis, ac necessaria. DE ANTRACE MORBO MALIGNO, & venenoso, ex varijs Authoribus collecta. Nec non de eius nominis ambiguitate, causis, signis, praesagijs, & curatione. Cum plurimis argumentis, & conclusionibus, seu resolutionibus Doctiss. Doctorum authoritate diffinitis. Vna cum Indice, Immarginaq; notabilium rerum quae in hoc opere continentur / AVCTORE IO. LEONARDO TVFARELLO MORANENSI Calabriae Citra Medicinae Professore
NEAPOLI, Ex Typographia Tarquinij Longi. 1618.

1622 – MONOMACHIA, SEV CERTAME FRA’ IL LEGISTA, E’ L MEDICO. A modo di Dialogo intorno alla Legge, e Medicina con molte ragioni, & Argomenti: e la differenza loro trà l’vna, e l’altra. / PER IL DOTTORE CL. GIO. LONARDO TVFARELLO di Morano di Calabria, Medico; Con la risolutione de’ Dubbij, & Argomenti d’vn Teologo. Opera curiosa, e diletteuole
In Napoli MDCXXII. Nella Stamperia di Ottauio Beltrano.

Manoscritti:

De Sonno e Sogni.